Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Un giorno di grazia
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 20, p. 3
Data: 23 gennaio 1955


pag. 3




   Un giorno nuovo canta sui campi brinati e sui monti rosati. L'accompagna in sordina il mormorio del fiume in fondo alla valle. Il cielo, pulito per quanto è largo, non ha velo di nuvola nè moto di vento.
   Sole vivace e puro, aria tepida e lucida. Qua e là, sui monti, rivoli e striature di neve, intrecciati a mo' d'ideogrammi cinesi sopra pagine scure.
   A dispetto di queste ultime epigrafi invernali quaggiù nella valle una impaziente primavera ha dato buon principio al suo lavoro e al suo governo. Mi sembra, questa, una delle più consolatrici e salubri giornate dell'anno. Tutto è verde, fresco, nuovo e luminoso: tutto si gonfia, sboccia, scoppia, fiorisce e ride. Anche gli smorti fiori della fava e quelli ispidi e metallici dei cardi sembran belli, sotto questo sole chiaro e giusto che fa luccicare le siepi vive, i frattali nuovi e i pampini appena nati, trasparenti e innocenti, delle pergole. Da tutte le facciate aperte dell' orizzonte arriva all'alveo vegetale, in mezzo alle dure alture. una promessa di riposo felice e di crescita gaudiosa.
   Potrò mai rivedere ancora una volta, prima del mio ultimo sole. un anfiteatro così colmo di chiarità bionda, di verdore odoroso, di scintillamento gemmato, di esultanza meridiana?


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